Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Lettera di Basso 1934    Torna alle categorie

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I termini della lotta politica sono quelli che sono e guai all’uomo politico che preferisce trastullarsi coi suoi concetti anziché prendere contatto con la realtà. Ora in Italia i dodici anni di fascismo che son passati e gli altri che si preparano son venuti formando e finiranno col plasmare una generazione per la quale le espressioni “democrazia”, “liberalismo”, socialismo” saran vuote di senso, una generazione interamente avvezza a considerare i problemi politici e sociali nei termini in cui glieli presenta la realtà di ogni giorno.

I giovani che oggi, a 30 anni, vengono a poco a poco assumendo i posti di responsabilità nella vita civile e politica, nella scuola, nel giornalismo, nelle aziende, nelle libere professioni, erano in liceo all’epoca della marcia su Roma e non hanno della lotta politica di un tempo che un ricordo confuso e in genere non gradito. Un fenomeno analogo, se non in tutto identico, si può riscontrare anche nella classe operaia.

Non voglio dire con questo che tutti gli italiani siano fascisti: tutt’altro. Alle realizzazioni miracolose del regime non crede quasi più nessuno, ma tanto meno si crede nell’antifascismo. Parlare oggi agli italiani di “difesa delle libertà democratiche” è parlare un linguaggio che non intendono più. Bisogna rinunciare a difendere e puntellare un edificio che crolla da ogni parte se si vuol veramente costruire l’edificio del socialismo. E costruire non è possibile senza una massa alla quale non si può parlare se non di cose che essa conosce, delle esperienze che vive, dei problemi che la angustiano ogni giorno, di tutto quanto insomma forma da anni ormai e formerà per anni ancora la sostanza della sua attività.

Bisogna convincersi una volta per tutte che il fascismo è una realtà di fatto della quale si deve tener conto e che non i problemi di venti anni fa, ma quelli che il fascismo lascia oggi aperti possono esserela matrice da cui scaturiranno le soluzioni di domani. Diversamente si è dei sopravvissuti. Le sconfitte della socialdemocrazia su quasi tutti i fronti d’Europa, l’involuzione del comunismo, ci permettono finalmente di liberarci dai pesi morti, dalle formule, dai luoghi comuni per iniziare veramente un lavoro nuovo con animo realistico e spregiudicato, totalmente sgombro da nostalgie e da soluzioni già pronte.

 

Uno stimolo, credo, a confronto, ricerca, analisi, praticadi cui abbiamo bisogno come non mai.

Sergio Dalmasso